Questo sito utilizza solo cookie tecnici necessari per la fruizione dei contenuti. Per maggiori informazioni leggi l'informativa sul trattamento dei dati personali.

Privacy Policy
Governo italiano
Seguici su
Cerca

Il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza uno smartphone, sette ragazzi su dieci tra gli 8 e i 10 anni usano regolarmente i social e le piattaforme streaming, quattro intervistati su dieci raccontano esperienze negative

Trascorrono online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore, utilizzando diversi strumenti - social network, messaggistica e piattaforme streaming - e sono quattro le modalità che esprimono quando sono in rete: irrequiete/i, esploratrici/ori, performative/i e ripiegate/i.

È questa la fotografia dei minori tra gli 8 e i 16 anni intervistati dai ricercatori per uno studio promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la collaborazione scientifica dell’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica.

Sono diverse le motivazioni che spingono i ragazzi, indipendentemente dalle fasce di età, a trascorrere tanto tempo in rete: prima di tutto il bisogno di un sostegno per calmarsi e contenere le emozioni negative, poi la sete di conoscenza e di intrattenimento e la ricerca di sensazioni forti e adrenaliniche, per ultime il bisogno di socializzare e di performare.

I risultati dell’indagine “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16 sono stati presentati oggi in Università Cattolica a Milano durante un workshop a cui hanno portato il loro saluto iniziale Fausto Colombo, Direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo, e Prorettore alle Attività di comunicazione e promozione dell’immagine dell’Ateneo, e Donatella Proto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il campione

Il campione della ricerca è costituito da 1.677 tra bambini di 8-10 anni e adolescenti dai 14 ai 16 anni, rappresentativi per genere, età, zona e ampiezza del comune di residenza. 600 sono stati coinvolti nella fase esplorativa rivolta a raccogliere con domande aperte le differenti tipologie di esperienze online (positive e negative). A partire da questi risultati è stato creato un questionario via web per le altre fasi dell’indagine. 1.000 sono stati intervistati online, 57 hanno compilato un diario giornaliero di consumo e 20 hanno partecipato a focus group collaborativi. Inoltre 1.000 sono stati i contenuti mediali indicati dai minori e analizzati dai ricercatori.

I dati della ricerca

La ricerca mette in evidenza che il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza uno smartphone (tra gli intervistati il 68% ne possiede uno personale, il 28% l’ha ricevuto prima dei 10 anni e il 25% dopo gli 11).

Cresce contestualmente la consapevolezza di un uso eccessivo, come sostiene un quinto del campione, e la quota sale al 28% tra i 14-15enni, in particolare tra gli insoddisfatti e tra le ragazze.

Sette ragazzi su dieci (la metà tra gli 8 e i 10 anni) usano regolarmente i social e le piattaforme streaming. L’utenza aumenta poi nel passaggio a tweens e teens.

Ogni social ha il suo ruolo specifico. Instagram serve a curiosare e interagire, Tik Tok a lasciarsi andare al flusso, Facebook a leggere i commenti più che a guardare.

In generale le piattaforme streaming (per citare le più comuni YouTube, Amazon Prime Video e Netflix, ma anche Svod e Avod) vengono utilizzate in famiglia, o da soli in camera e molto meno con gli amici, fuori casa e a scuola.

Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile in quanto modalità più rapida per comunicare, per creare community e scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra gli 8 e i 10 anni.

Lo studio ha confermato le evidenze di molte ricerche sull’argomento circa i rischi della rete per i minori. 4 intervistati su 10 raccontano esperienze negative, più della metà tra i teens con particolare incidenza tra i più fragili e i più presenti online. La maggioranza degli intervistati ha visto contenuti inadatti almeno una volta di recente su uno dei social citati, ma in particolare i più piccoli sono incappati in eventi critici su Youtube.

Inoltre, gli intervistati hanno espresso piena fiducia a Whatsapp, Instagram e Pinterest (e a seguire nella graduatoria a Telegram, Twitch e Discord), alle piattaforme Netflix e Amazon Prime Video, e in seconda battuta a Rai Play e Disney+ (non alla più popolare YouTube).

Per quanto riguarda le forme di limitazione e controllo nell’uso degli smartphone da parte dei genitori, circa 8 su 10 le utilizza sfruttando i limitatori, come parental control offerti da piattaforme e dispositivi. Più di un terzo dei ragazzi e delle ragazze viene controllato: dal 49% dei bambini 8-10enni, al 20% dei 14-15enni. L’eccessivo controllo potrebbe inibire lo sviluppo di competenze e autonomia, rendendo più acritica e rischiosa la navigazione.

Circa un quarto del campione (che scende al 17% dei teens) afferma di non essere mai incorso in esperienze negative sui social, mentre il 42% (53% tra i teens) ne riporta di gravi e ripetute.

I più esposti sono coloro che tendono a condividere contenuti e informazioni personali con sconosciuti, i soggetti più fragili come i portatori di disabilità o coloro che esprimono minor benessere su tutte le dimensioni indagate, gli utenti regolari dei social network, gli iperconnessi e i gamers intensivi, ma si evidenzia anche una lieve prevalenza territoriale che penalizza i residenti nelle grandi città e nel Sud Italia (più inclini all’uso precoce dello smartphone e dei social).

I profili degli utenti

Gli irrequieti (31% del campione). Gli irrequieti presentano un tono emotivo negativo e velato di tristezza; online cercano stimoli forti ed emotivamente coinvolgenti. Incorrono con frequenza in esperienze negative (per esempio esposizione a contenuti non adatti alla loro età e contatti con estranei). Rispetto al totale campione esprimono un maggiore interesse per i messaggi commerciali, i trend e i personaggi del momento.

Gli esploratori (25% del campione). Gli esploratori sono le «giovani marmotte del web». Più piccoli rispetto agli altri cluster, vanno online mossi dalla voglia di divertirsi e di apprendere, tenendosi alla larga da eventuali problematiche. Seguono le indicazioni degli adulti e vedono nella famiglia un saldo punto di riferimento.

I performativi (24% del campione). È un cluster con maggiore incidenza tra teens e maschi. Partono avvantaggiati in famiglie istruite e benestanti che li seguono anche online. Il web è per loro uno spazio dove provare emozioni, divertirsi e mettersi in scena. Sono consapevoli dei rischi della rete e adottano quindi una serie di misure di auto-tutela. Appaiono propositivi nel delineare possibili linee di condotta e buone pratiche, estendibili anche ai loro coetanei (per esempio: galateo di educazione online; tutela privacy; confronto costante con la realtà offline).

I ripiegati (20% del campione). È un cluster con maggiore incidenza tra i teens e la componente femminile. Gli intervistati si descrivono come arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé. Online preferiscono avere un ruolo passivo, esponendosi il meno possibile. In particolare, aspirano a costruire un'immagine di sé non ‘attaccabile’. Preferiscono la fruizione solitaria dei contenuti e appaiono poco propensi alla condivisione e socializzazione.

I dati forniti dall’attività di ricerca della Università Cattolica confermano la necessità di sostenere e promuovere progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale e progetti educativi a tutela dei minori, che favoriscano la realizzazione anche di programmi di comunicazione, basati sull’uso delle nuove tecnologie, lavorando in sinergia con le altre istituzioni coinvolte nel tavolo interistituzionale e coinvolgendo i fornitori di servizi di media e le piattaforme di condivisione video.” commenta Donatella Proto, Dirigente del Ministero delle imprese e del Made in Italy.

Il progetto “Piantaforme”

Il progetto “Piantaforme” ha diverse finalità tra cui identificare gli strumenti, gli utilizzi, i contenuti che orientano i processi di consumo mediale digitale dei minori; identificare le funzioni e i bisogni che device e canali sono chiamati a soddisfare e in parallelo le criticità (disagio, percezione di inadeguatezza, paura) che segnano il rapporto fra minori e ambienti digitali; fornire possibili linee guida e buone pratiche per tutelare i minori riguardo a rischi ed esperienze negative degli ambienti online; delineare possibili nuovi strumenti di misurazione e impatto, sostenibili, in grado di monitorare nel tempo i processi e di fornire dati comparabili anche a livello internazionale.

Il progetto “Piantaforme” è stato illustrato da Ruggero Eugeni, professore dell’Università Cattolica, mentre gli esiti dello studio, dopo l’introduzione della direttrice dell’Alta scuola in Media, comunicazione e spettacolo Mariagrazia Fanchi, sono stati spiegati dai ricercatori dell’Ateneo Giulio Vidotto Fonda, Sara Sampietro, Federico Bionda, Giancarlo Grossi e Sebastiano Pacchiarotti. A seguire hanno discusso sugli esiti della ricerca e parlato degli strumenti, delle sinergie e delle linee di intervento Riccardo Acciai dell’Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali, Filomena Menna dell’Istituto degli Innocenti, Carla Granieri di ANICA, Maria Eleanora Lucchin di Confindustria Radio e Tv, Davide Gallino e Francesco Marrazzo di AGICOM, moderati dal giornalista di Avvenire Francesco Ognibene. Ha concluso i lavori Barbara Strappato della Polizia postale.

Alla presentazione dei risultati della ricerca è seguita un’esperienza immersiva organizzata dal Ministero delle imprese e del Made in Italy presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci per scoprire le opportunità che possono essere generate dalle nuove tecnologie per realizzare azioni di alfabetizzazione digitale a vantaggio dei minori.

L’evento è stato un primo momento di incontro tra i principali attori delle Industries Media & Entertainment, istituzioni ed esperti dell’innovazione impegnati in progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale.

Partendo dalla sperimentazione diretta delle nuove tecnologie, grazie ai contributi del Multiverse Institute for Arts and Technology, di IIDEA, della Fondazione LINKS Torino, di ETT Solutions, e dell’incubatore di impresa 2i3T dell’Università di Torino, sono state illustrate proposte e sperimentate dal vivo, progettualità e visioni per condividere un approccio in cui le tecnologie emergenti ed immersive svolgono un ruolo chiave nella formazione dei più giovani e nell’acquisizione di competenze digitali anche al fine di offrire opportunità imprenditoriali del futuro.

 

Per maggiori informazioni

 

Questa pagina ti è stata utile?

Non hai validato correttamente la casella "Non sono un robot"
Torna a inizio pagina